mercoledì 27 marzo 2013

Fabrizio De Andrè


Nato nel 1940 in una famiglia genovese, incomincia a suonare la chitarra ancora adolescente, per giungere per la prima volta in uno studio di registrazione nel 1958.
Il suo nome comincia a circolare soprattutto quando Mina nel 1965 porta al successo un suo brano scritto nel 1962, “La canzone di Marinella”.
Sulla spinta di questo interesse De Andrè nel 1966 pubblica il suo primo album.
Ma è soprattutto con i successivi dischi che la sua visione del mondo si definisce, evidenziando un’acuta sensibilità verso tematiche sociali, esistenziali e religiose, con canzoni come Via del Campo, Bocca di rosa, Ballata del Michè  e Il testamento.
Nell’affrontare realtà che fino ad allora parevano non esistere per la quasi totalità degli autori italiani, De Andrè assume le vesti del menestrello, del cantastorie di un’altra epoca.
La sua prima comparsa pubblica è solo del 1975 e anche in seguito i concerti saranno sempre eventi rari ed eccezionali.
Negli anni Ottanta De Andrè appare più propenso a cercare dentro di sé tematiche universalmente valide: eccolo allora evocare la sua tremenda esperienza di sequestrato dal banditismo sardo nell’emozionante Hotel Supramonte; ma anche andare alla riscoperta e rivalutazione delle proprie radici culturali liguri in Creuza de ma del 1984, da molti ritenuto il suo capolavoro, che è un album interamente cantato in dialetto genovese.
L’ultimo capitolo della sua produzione, prima della morte avvenuta nel 1999, è Anime salve.

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