domenica 11 novembre 2012

La schiavitù


LO SCHIAVISMO
Lo schiavismo è quel sistema sociale ed economico basato sulla schiavitù, e quindi dell'imposizione di diritti di proprietà sulla persona. Secondo definizione dell'ONU, la schiavitù è
« lo stato o la condizione di un individuo sul quale si esercitano gli attributi del diritto di proprietà o taluni di essi, e lo «schiavo» è l’individuo che ha tale stato o condizione »
(Nazioni Unite, Convenzione supplementare sull'abolizione della schiavitù, del commercio di schiavi e delle istituzioni e pratiche analoghe alla schiavitù)
Storicamente il proprietario di uno schiavo aveva diritto di vita e di morte su di esso e sulla sua famiglia, e aveva diritto a sfruttarne il lavoro senza fornire nessun compenso; spesso il costo per il lavoro degli schiavi era limitato al necessario per la loro sopravvivenza. Uno schiavo poteva nascere in questa condizione, se figlio di schiavi, oppure poteva perdere la libertà in determinate situazioni, le più comuni delle quali erano la cattura in guerra o la schiavitù per debiti, per cui un debitore, se non era in grado di rimborsare il proprio creditore, diventava egli stesso una sua proprietà.
La definizione dello schiavismo comporta innumerevoli problemi: infatti esistono le più svariate forme di transizione tra rapporti di semplice sfruttamento e rapporti di schiavitù vera e propria (un caso classico di forma di transizione, assai diffuso del Medioevo, era ad esempio la servitù della gleba). La complessità del problema rende perciò arduo valutare statisticamente il fenomeno nelle varie società (tra cui quella attuale). Tra le varie e numerose forme di schiavismo moderno, particolarmente vergognosa è la piaga della schiavitù di bambini reclutati a scopi militari, o di soddisfacimento sessuale, o per i lavori forzati nell'agricoltura.
In quanto segue, si ripercorrono alcune tappe storiche del fenomeno, cominciando dall'antichità classica. Secondo la maggior parte delle fonti, il termine schiavo deriva dal termine "slavo", in quanto nel medioevo il commercio di schiavi si riforniva soprattutto nell'Europa orientale.(l'etimo è tuttavia contestato). Questo è vero soprattutto nella lingua inglese, dove sia per schiavo che per slavo si usa la stessa parola (slave).


LA DECULTURAZIONE
In etnologia, termine con cui si indica il processo distruttivo di una cultura da parte di una cultura dominante, operato tramite l'imposizione di modelli culturali, modi di vita, tecnologie diverse. Ciò può avvenire forzatamente, spesso accompagnato da vero e proprio etnocidio e genocidio, in seguito all'occupazione di un territorio da parte di popolazioni straniere, o alla dispersione e frammentazione di un popolo operata dai conquistatori. Meno immediata, ma più devastante, è la deculturazione prodottasi in seguito all'egemonia culturale esercitata, anche indirettamente, da un popolo tramite la sua superiorità economica e tecnologica, mediata dall'affermazione di un più vantaggioso modo di vita materiale. 
Tipico esempio di deculturazione imposta con la violenza è quello degli Indiani del Nordamerica, sradicati dalle proprie terre, perseguitati, decimati e costretti a mutare le proprie abitudini confinati in “riserve” il più delle volte improduttive; va segnalato, tuttavia, che l'opposizione a un processo di deculturazione seppur latente è sempre molto profonda, come appare dimostrato proprio dagli Indiani che, in questi ultimi decenni, hanno rilanciato i valori tradizionali della propria cultura, evidentemente non definitivamente cancellata. Analoga è la situazione degli Aborigeni australiani, dei Boscimani e di numerosi gruppi etnici indios sudamericani. Diversa è la situazione delle popolazioni africane, asiatiche ed europee che hanno conosciuto più volte, in passato e anche in epoca recente, processi di deculturazione più o meno transitori; in effetti, queste popolazioni hanno potuto elaborare diversi nuovi canoni culturali, adattando la propria cultura ancestrale ai nuovi canoni imposti dall'esterno e dai popoli conquistatori, trovando il più delle volte un nuovo originale equilibrio. L'elaborazione di nuovi modelli culturali stabili richiede, però, molto tempo per assimilare quanto di positivo vi è in un sistema di vita più “ricco” tecnologicamente ed economicamente, onde evitare la deculturazione, così come avvenuto in passato dopo il crollo delle grandi civiltà classiche in Europa e in Asia.

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